Passa ai contenuti principali

Introduzione


di Eugenio Medaglia
Quando l’amico Pietro Pucci mi ha chiesto di scrivere un’introduzione al suo “Piccolo Vocabolario”, scritto assieme a Gaetano Coccimiglio, in cuor mio, l’ho ringraziato così tanto che avrei invidiato qualsiasi altro l’avesse fatto al posto mio. 
A dire il vero ho invidiato pure lui perché è stato sempre il mio sogno recondito quello di ricercare le parole ormai pronte a morire, ma che conservano ancora tanta freschezza e tanta carica semantica. 
Questa opera, che io considero un gioiellino da tenere gelosamente custodito in uno scrigno, non nasce nelle aule universitarie o nelle biblioteche. Nasce in piazza, o meglio supra u parapiettu. Come un gioco e per gioco si avvale dell’apporto di chi c’è, de chine se fa lla chiazziata. 
L’autore è un pò come Omero, raccoglie ciò che sente dire. Ma questo atto del raccogliere si trascina dietro un grande merito: ci permette di ricordare. Il “Piccolo Vocabolario” è dedicato ai giovani affinché sappiano ed ai meno giovani affinché non dimentichino. 
Ma io vi leggo dietro, o meglio dentro, un’altra grande esigenza vitale, quella di non rassegnarsi alla morte. Oggi la lingua tende ad universalizzarsi. I computer, i telefoni cellulari, l’accesso alle reti telematiche, la globalizzazione delle comunicazioni e dei pensieri, impongono un linguaggio universale. Parole come internet, file, spam, account, e-mail, formattazione, porta USB, ed un fiume di tante altre sono diventate o stanno per diventare universali e sarebbe un guaio se non lo fossero ed una tragedia se si tornasse indietro. Il matematico e filosofo Leibniz nel pensare alla progettazione di macchine calcolatrici aveva sentito l’esigenza, in tempi non sospetti (XVII secolo), di creare una lingua che avesse una “characteristica universalis”. Con ritardo, ma eccolo accontentato. I grandi sono grandi non perché sono nati prima di noi, ma perché vedono molto lontano. Una lingua universale è capace di raggiungere e coprire la totalità, ma perde di intensità. Cade quella che si chiama carica semantica in relazione inversa a quella che è la forza estensionale del linguaggio. La moderna linguistica, le scienze neurologiche, la logica matematica da Wittgenstein fino a Chomsky hanno ampiamente dimostrato che la lingua non riflette una oggettiva immagine del mondo, ma ci restituisce piuttosto una visione del mondo, un modo di pensare, di sentire, di godere, di ridere, di vivere il mondo. Perciò quando una parola muore con essa svanisce una parte di comunità. Ecco perché il “ Piccolo Vocabolario “ rappresenta l’esigenza di resistere a questa morte. La vita che c’è dentro le parole è unica ed irripetibile. Mentre una parola come blog la conoscono in Australia così come in Lapponia, una parola come pucchia ha un ambito estensionale molto più ristretto. Ma ha una potenza di significato o forza espressiva inversamente proporzionale alla sua estensione. Il concetto meriterebbe ben altro spazio per poter essere compreso appieno ma io voglio solo scrivere un’introduzione e non un trattato. 
Molte parole dialettali in realtà sono intraducibili nella lingua italiana e se sono state tradotte è solo per rendere il libro più leggibile e non per rendere un servizio al significato. A questo scopo, dove è stato possibile si è cercato di risalire all’origine etimologica della parola e si è visto che le radici affondano nel greco antico, nel latino, nella lingua araba, nello spagnolo e nel francese. Non è una semplice archeologia linguistica che si è voluta fare (pur anche interessante), ma si sono raggiunti due risultati. Da un lato l’origine della parola ci racconta la nostra storia e quindi è un autentico documento storico che tradisce l’origine greca di Aiello, una lunga storia latina, una dominazione araba, spagnola e francese. Dall’altro l’origine della parola cerca di restituirci quella carica semantica che la fredda resa in italiano ci farebbe perdere. Mi piace ricordare che già Dante Alighieri si lamentava che la lingua italiana (il volgare) non gli offriva parole abbastanza “ aspre e chioccie “ per descrivere il paesaggio infernale. 
Il “Piccolo Vocabolario” non è chiaramente completo. Qualcun altro si faccia avanti. Ciò che emerge è solo la punta dell’iceberg. Molto purtroppo è andato definitivamente perso. Mancano le migliaia di parole legate al mondo dell’agricoltura e della campagna. Mancano le parole legate alle arti ed ai mestieri, i nomi degli utensili di lavoro, degli animali, delle cure mediche. Chi sa se, chi sa quando si potrà recuperare tutto ciò. Intanto è stato fatto un lavoro prezioso ed io nel leggerlo mi sono divertito da matti. 
Ho trovato di grande saggezza l’inserimento qua e là di qualche poesia in vernacolo. Ad Aiello manca una letteratura e quando c’è non bisognerebbe perderne neanche una goccia. 
Infine la cosa che mi ha più entusiasmato è la raccolta dei proverbi e dei modi di dire. Il proverbio ci presenta con una schiettezza disarmante una ingenua ma profonda visione del mondo. Per favore, fino a quando è possibile, non sciupiamo questa ricchezza.

Commenti

  1. 'Qualcun altro si faccia avanti'... Una frase che mi ricorda tanto le mie parole nel presentare il 'Repertorio lessicale della parlata di Cirò e della Marina' che ho fatto stampare ('in solitario', per così dire) nel novembre 2017. Quante centinaia e centinaia di ore ho dedicato a quel 'repertorio' che intendevo offrire come 'canovaccio' ad ingegni più alti del mio, perché la parlata delle due Cirò non andasse perduta o fosse vivificata. Di quel 'repertorio' altri hanno fatto strame, negandosi a qualsiasi confronto produttivo... peccato: ancora una volta Roccu ha fatigatu e Spaturnatu ha manciatu e continua a manciare. Vi auguro di trovare 'gente' e menti migliori di quelle nelle quali mi sono imbattuto. Non mi hanno sconfitto, ma ci sono andati molto vicino: loro non sanno che nulla volevo e nulla potevano togliermi. Buon lavoro, e tanta fortuna al vostro vocabolario.

    RispondiElimina

Posta un commento

Post popolari in questo blog

Il Piccolo Vocabolario del dialetto aiellese

Il Piccolo vocabolario del dialetto aiellese è un progetto nato qualche anno fa da Gaetano Coccimiglio e Pietro Pucci , cultori entrambi del dialetto locale. Il volume - a cui ha collaborato Eugenio Medaglia - è stato stampato nel 2009 col Patrocinio del Comune di Aiello Calabro . Secondo la volontà degli Autori, il Piccolo vocabolario è solo la base di partenza per essere implementato. Per questo è online ed aperto al contributo di ognuno di voi. Se nella consultazione noterete parole mancanti potrete segnalarcele nello spazio dei commenti . Grazie anticipate!